Dolore

Il dolore è un’emozione molto spiacevole. Un’emozione che non dona energia all’anima, non la fa risplendere, la costringe a rannicchiarsi dentro se stessa, inaridita. Tante persone si ostinano a procurare dolore alle altre, per svariati emotivi, che, a ben guardare, hanno spesso alla base la rincorsa del sacro denaro, il demone che impesta la vita. Come esempio racconto una storia. Due persone si trovano ad essere fratello e sorella, con non troppi anni di differenza. Crescono insieme nella stessa famiglia, o meglio, l’allora bambino viene allontanato da casa per molti giorni alla settimana per lasciare più spazio alla sorellina, in quanto i genitori per il troppo lavoro non potevano occuparsi quotidianamente di entrambi. Il bambino frequenta un collegio nelle vicinanze di casa, gli viene imposto e stop. Crescendo , capendo il reale motivo dell’allontanamento, il bambino cerca di non serbare rancore alla sorellina, almeno non a livello conscio. Anche perché la sorellina è portatrice di un handicap, quindi tutti si sforzano di rendere la sua vita più agevole, il più dorata possibile, commettendo l’errore di farle credere che le fosse tutto dovuto. La bimba cresce e pretende sempre di più, una volta adulta si sposa e continua a pretendere da parte della famiglia di origine ogni forma di aiuto, soprattutto economico, anche se non ne aveva reale bisogno. Se le veniva in mente un capriccio lo doveva esaudire, costasse quel che costasse. Già i genitori avevano teso a privilegiarla, avevano sempre chiarito che ai fratelli sarebbe stato lasciata ogni loro cosa in parti eguali, ma alla giovane donna non andava bene, lei doveva ricevere di più del fratello, che aveva studiato più a lungo e guadagnava di più; lei non aveva studiato perché non le piaceva, come non le piacevano troppe cose e persone. Però, siccome era nata con l’handicap, in fondo la colpa era dei genitori, che la dovevano ripagare a vita. La donna cresce e matura con idee completamente distorte sui propri diritti e doveri nei confronti dei familiari, unicamente protesa al benessere del proprio marito e della figliola. Che pure, a tratti, redarguiva ed incolpava in modo feroce. ‘ mio marito non vale niente, non si è mai curato della figliola che sta crescendo allo sbando….mia figlia mi considera un bancomat, da usare a piacimento, senza la minima gratitudine’. La figliola non era da meno. Ricordo purtroppo. ‘ mio padre è solo un idiota, con lui non ho nulla da condividere, mia madre pensa solo a se stessa, mira a fare conquiste nel suo ambienta lavorativo, io con loro mi sento incompresa e molto infelice.’. Ho dovuto ascoltare discorsi del genere in un’occasione che in linea di massima serve per santificare la sacralità della famiglia e la generale rinascita di ogni tipo di affetto. Purtroppo queste persone rimangono identiche a se stesse, non ci sono coronavirus o ‘restiamo uniti ‘che tengano, anzi, dopo la sua prima comparsa, la sorella ha trovato il modo di licenziare definitivamente il fratello, con suo gran dolore, reo di non averla consultata per una vendita, e, diciamolo, di non averle proposto di regalarle una parte del ricavato.