Le ore che trascorrevo passeggiando, oggi si direbbe facendo trekking, erano tra le più belle della mia vita. Con il sole, pallido o tormentoso, e con l’acqua, scrosciante o acquerugiola. Ne ho, di tante fatte, un ricordo sereno: mi sentivo distesa davanti ai panorami che la natura ci offre, forse mi sentivo parte della natura, non pensavo, contemplavo, assaporavo…. Tutto quanto accade in natura, sotto i nostri sensi, è un messaggio continuo che non riusciamo a decifrare con sufficiente chiarezza, ed a cui la massa delle persone neppure pensa. Perché le stagioni? Il giorno, la notte, la luna, le tenebre…la fantasia può accedere ad altezze vietate alla ragione. La scienza è una storia di errori, è un progresso continuo attraverso la cancellazione di se stessa: per progredire, nelle cosiddette ipotesi di lavoro, la scienza ha bisogno anch’essa di fantasia. L’opera d’arte, per gli aspetti che intende svelarci, è qualcosa di eseguito, di definitivo; l’universo è una fantasia divina, e la fantasia umana è l’unico mezzo che può cercare di illuminarla, di fornircene, a barlumi, una pallida idea. Così, passeggiando, per un lungo sereno momento, diveniamo davvero tutt’uno con la natura.