Che bestia! Lo dico alludendo ad una cliente. Procedendo con ordine, sono una persona che tiene molto al lavoro, anche troppo. Nel senso che prendo a cuore le vicende delle persone e cerco di venire loro in aiuto. Non sono una missionaria, ma una professionista. Seria. Ho anche dovuto imparare a tutelarmi da coloro che ritengono io debba essere a disposizione: disponibile è un conto, e mi va bene, a disposizione significherebbe perdere grinta, autonomia, la capacità di destreggiarsi. Non lo consento a nessuno, nemmeno in famiglia. Detto ciò, ritorno alla ‘bestia’. La cliente che ho soprannominato così mi si presenta in studio dopo un lungo periodo in cui avevo dovuto assentarmi. Non per vacanza, ma per salute. Nella vita di ognuno capitano periodi bui, anche per delle sciocchezze. In autunno avevo iniziato con un raffreddore, l’ho trascurato e si è trasformato in bronchite, per poi degenerare in un focolaio di polmonite. Vicenda lunga e penosa, che mi ha rovinato il Natale e costretto a periodi di pausa nel mio lavoro. Il tutto è stato risolto, ma, come si sa, la gente raramente è benevola. Nell’ambito lavorativo di una libera professione molti colleghi si comportano come belve, pronte a sbranarti se appena vedono che perdi un colpo, che il ritmo cala. Quindi, era chiaro che qualcuno si era fregato le mani pensando che io mollassi lo studio, il lavoro, e le voci erano corse. Che miseria! Ho tirato diritto, scrollato le spalle, le ho raddrizzate, più forti di prima ed ho ricominciato il lavoro. Una sera, a fine giornata, vedo il nome della cliente in agenda. Una signora che a pelle non mi è mai piaciuta. Non mi sbagliavo. La signora entra, si siede, mi guarda, mi osserva, e con vocina melensa mi imbastisce uno strano discorso. “Mia cara, la trovo sciupata, un po’ pallida. Anche dimagrita. Qualche cosa non va? Sa com’è! Me lo dica, sia sincera. Se lei non è più in grado di lavorare con continuità, io non posso affidarmi ad una persona che magari mi pianterebbe in asso ‘in itinere’. Lei capisce, vero, cara?”. Non ci credevo, mi si rivolgeva in quel modo, intessuto di ipocrisia e di freddezza; una cui ho sempre fatto pagare pochissimo rispetto al lavoro che ho sbrigato per lei, con puntualità ed efficienza. Una che mi conosce da un pezzo, ‘amica’ di famiglia! Ho tirato un respiro, ho sorriso, ed ho riposto “ Le devo confidare un segreto. So che lei è un’amica, fidata,  quindi posso contare sulla sua discrezione. Ne sono sicura. Non sono stata malata, mi sono levata uno ‘sfizio’. Ci tenevo, sono ancora giovane e non mi piacevo. Ha notato che sono dimagrita?”. “ Sì, …poverina!”. “ Appunto…non capisce?” La ‘bestia’ mi fissa, avida, curiosa. “ Mi sono fatta ridurre il seno! Lo detestavo”.  Gli occhi della faina puntano dritti alle tette “ Eppure, sembra quello di prima”. “ Perché lo fasciavo…!”. La ‘bestia’ è soddisfatta.  “Ah…ah, ma bene! Alla faccia delle malelingue! Brava, ha fatto benissimo!!…Allora si può procedere..”. Procediamo, quando la ‘bestia’ esce sono contenta, amareggiata, incattivita, ma contenta, ripeto. Tramite lei, il mio ‘segreto’ verrà divulgato con la velocità del fulmine; così le ‘bestie’ in circolazione saranno sazie. E io potrò ripigliarmi, in santa pace; dopo la mia vicissitudine, ancora più determinata a distinguere fra ‘bestie’ e persone.