Miriam continuava a riflettere sulla differenza fra amicizia e conoscenza. Al giorno d’oggi, praticamente nessuna. Cioè. Gli amici sono pochi, talmente pochi da non esistere, quasi. Miriam ricorda una coppia di ‘amici’, datati, affidabili. Talmente affidabili che oramai la donna non li vedeva da molto tempo. Lui grande e grosso, lei altrettanto. In apparenza paciosi, sotto la scorza, glaciali. Indifferenti. L’unica cosa che oramai Miriam ricorda di loro è l’inconsistenza. Perfino nelle cose importanti. Lei era una sempre pronta a rispondere ‘never’ se qualcuno le proponeva di fare o accettare qualcosa che incidesse sul suo quotidiano. Una pronta a sorridere con la bocca un po’ storta. Lui un tipo d’uomo pronto a tuonare su tutto ma a ritrarsi in eguale misura se appena ci fosse stato da muovere un dito. Uno che soffriva di strani tremori alla mano ogni volta che versava da bere a qualcuno. Nell’ipotesi di una malattia, certamente dalle loro bocche non sarebbe uscito un bel niente: mai condividere ciò che potrebbe venir ritenuto infamante. Il successo, la bella presenza sono le uniche cose cui dedicare la vita. Ecco, questa coppia avrebbe dovuto esserle ‘amica’. Amicizia significherebbe condividere la sostanza, non l’apparenza; nel bene e nel male. Conoscenza significa solo pensare a se stessi, molto poco alle altre persone, se non nel momento in cui possono riuscirti utili. A quella coppia nessuno era utile, non lo era abbastanza. Lo era per poco tempo, dopo il quale era meglio allontanare le persone noiose, quelle che ti rubavano tempo, quelle che pretendevano addirittura un’attenzione costante e continua. Miriam ripensa a quei due ex-amici, conoscenti per finta. Tutte illusioni nella sua testa. Proiezioni del suo modo di essere, dimentica che certi valori sono davvero molto, troppo misconosciuti. Che peccato! Never, mai. La parolina vincente che regola i rapporti con gli altri.