In occasione della prossima uscita del romanzo “Viola”, inserisco nel sito un racconto omesso nel libro. Tale racconto è l’ennesima dimostrazione dell’efferatezza dell’egoismo umano quando non viene governato ed indirizzato da una forma di Libero Arbitrio proteso alle emozioni buone

LA VENDETTA E’ LA MIA MEDICINA

Poco più di 30 anni, di bell’aspetto, apparentemente intelligente e capace di ragionamenti logici e costruttivi, realizzato nella famiglia d’origine che lo ha fatto studiare e gli ha dato e gli dà tutt’ora aiuto nelle necessità, realizzato anche nel lavoro, in quanto possiede un’avviata e redditizia farmacia, che gestisce in un paesotto del Milanese, con alcuni dipendenti.  Padrone di casa, della farmacia stessa e di qualche discreto risparmio.

Questo sconosciuto cliente è stato indirizzato al mio studio da un collega cartomante che non è riuscito ad aiutarlo, in quanto non ha potuto far sì che il suo matrimonio, entrato in crisi, continuasse sereno, e poichè il cliente non si rassegnava all’insuccesso, si rendeva necessario trovare una soluzione al problema, ad ogni costo.  Lo faccio accomodare nel mio studio e vengo a conoscere dalle sue parole la sua storia sentimentale. .

Il farmacista mi racconta che è sposato con una ragazza più o meno della sua età, impiegata e di ottima famiglia, conosciuta già fin sui banchi del liceo e con la quale dice di aver avuto un ottimo rapporto fino a circa un anno prima, quando si è accorto che aveva iniziato una relazione, con un vecchio conoscente. Questo conoscente è un uomo di circa 40 anni, con due figli già grandicelli e vedovo da un paio d’anni. E’ un piccolo proprietario terriero, titolare dell’azienda agricola in cui lavora, che però sembra versare in pessime condizioni economiche a causa delle enormi spese che aveva affrontato per salvare la moglie dal cancro, che l’ha invece uccisa.

Lui lo ha conosciuto come cliente della sua farmacia e poichè abitava in un cascinale vicino al suo paese, a volte si è trovato a frequentare gli stessi luoghi di ritrovo, come bar o ristoranti.  Secondo il farmacista, che per affinità e comodità chiameremo Gianciotto, tutto aveva funzionato bene nel suo rapporto matrimoniale, anche se vi erano dei problemi che lui addossava soltanto al fatto che, sempre secondo lui, che era molto impegnato nel lavoro, non si era accorto che la suocera si era intromessa nel menage familiare, in particolare perchè non erano sopraggiunti figli dall’unione e lui veniva ritenuto sterile e perciò colpevole.

Con la moglie però Gianciotto dichiarava di non avere mai avuto problemi, fino a quando circa un anno prima si era accorto che  frequentava questo vedovo. La cosa era stata scoperta per puro caso,  attraverso una telefonata particolare, poichè il telefono della farmacia e della casa erano comunicanti, e lui, alzando l’apparecchio dalla farmacia, aveva sorpreso la moglie in comunicazione con questo tipo. Da allora aveva iniziato a controllarla e a farle delle domande.  All’inizio lei negava e la cosa continuò fino a quando  lui era riuscito a sorprenderli insieme e di male in peggio erano arrivati al disaccordo totale, la moglie ormai voleva separarsi e andare a vivere con quest’uomo, ma lui non si voleva rassegnare.

Nonostante le sue dichiarazioni di grande amore per la sua compagna, Gianciotto non sembrava avere le idee molto chiare sull’amore e sui sentimenti in genere, infatti mi chiedeva di salvare il suo matrimonio in nome dell’amore,  e al contempo di provocare al rivale ogni sorta di disgrazia, per distrarlo dalla relazione con la moglie.  Non voleva la sua morte, ma voleva che fosse colpito dal maleficio, per restituirgli almeno in parte il male che, secondo Gianciotto, questi gli aveva inflitto.  Si sarebbe accontentato che il rivale  almeno fosse fallito economicamente, visto che già si vociferava in paese che andassero male i suoi conti economici, poiché,  sempre secondo il parere di Gianciotto, se fosse avvenuto un fallimento economico, la moglie non avrebbe potuto andare a vivere con il rivale, ma gli sarebbe rimasta accanto.

Ho tentato di spiegare a Gianciotto che lavorare in magia non è come intervenire nella vita pratica, non si può tagliare e cucire un abito invisibile sulla pelle di qualcuno, come si può fare nella realtà, e che oltretutto chiedere il male di qualcuno giustificandolo con il proprio diritto alla vendetta non è operare nel bene, ma è operare nel male, anche perchè gli individui hanno il diritto, sancito persino dalla legge, di essere padroni della propria esistenza e di scegliere dove e con chi stare. Gianciotto però aveva le idee confuse in relazione al diritto e all’amore, vedeva e sentiva soltanto il proprio diritto al possesso e alla vendetta.   Pretendeva di tenere con sè per amore una donna che ormai amava un altro, facendo sì che quest’altro soffrisse le pene dell’inferno per allontanarlo dalla sua compagna, e non diceva chiaramente quello che voleva, perchè in realtà voleva che il rivale venisse fulminato dalla morte e se ne andasse al creatore.

Se così non fosse stato, si sarebbe reso conto che una donna innamorata non ama di meno un uomo, se questo è sofferente o sfortunato nel lavoro, soprattutto perchè nel suo caso specifico, quest’uomo aveva conosciuto questa donna in un momento in cui già versava in disgrazia e questa donna si era innamorata di lui, quindi Gianciotto non riusciva a valutare il sentimento e l’etica morale della propria compagna, ma sopravvalutava ogni suo personale desiderio e questo esplicitando un orgoglio prettamente maschile, di gallo ferito, che non permetteva a nessun altro di approvvigionarsi in quello che considerava il suo terreno personale, cioè il  suo pollaio. Dopo molte sollecitazioni ad essere più esplicito e chiaro nelle sue richieste, finalmente Gianciotto ha il coraggio di dirmi che se non fosse stato possibile recuperare la moglie, alla fine si sarebbe accontentato di vederli andare tutti e due in disgrazia.

Ciò che più gli stava a cuore era che comunque non avessero la possibilità di essere felici  su quella che lui giudicava la propria disgrazia, ed infine, non era da sottovalutare il fatto che la farmacia era di proprietà di entrambi e in caso di una separazione la moglie gli aveva già fatto sapere che voleva la sua parte di appartamento e di proprietà della farmacia, in quanto anche lei aveva sempre lavorato e contribuito al benessere economico della famiglia.

Così alla fine, gratta gratta, come in ogni miseria umana salta fuori il vero nodo della questione e giustificando l’orgoglio e l’amore ferito si dimostra ancora una volta che sono sempre gli interessi economici a guidare il mondo e Gianciotto, nonostante le belle parole d’amore, non faceva eccezione. Lo dimostrava il fatto, che ogni volta che mi telefonava per chiedermi se avevo novità, mi parlava di una nuova ragazza che aveva conosciuto e voleva sapere come sarebbe andata fra di loro, ma ovviamente in quei particolari momenti le situazioni sentimentali non possono mai essere completamente sostitutive di quella che sta vivendo il particolare momento fallimentare.  E’ soltanto il tempo quello che permette l’uscita totale dal problema. Avevo ritenuto infatti che in mezzo a tutto sarebbe stato meglio non respingere il cliente, anzi considerando le sue basi sociali e culturali, non avrei dovuto avere troppa difficoltà a sviare le sue intenzioni iniziali verso altri obiettivi, più costruttivi.

Era certamente possibile aiutarlo in altri termini, lo accettai infatti, con l’intento di aiutarlo a superare l’odio e il rancore, cercando ogni volta di parlargli di un altro futuro sentimentale, più felice del presente, che avrebbe potuto avere soltanto se fosse riuscito a liberarsi dall’odio e dal rancore cui purtroppo continuava a restare legato.

Devo anche ammettere che forse non posso considerare di essere riuscita completamente nell’intento che mi ero prefissa, in quanto Gianciotto,  non ottenendo la vendetta richiesta, nella quale persisteva tenacemente, e non volendo o non riuscendo a superare l’odio,  man mano si era allontanato da me semplicemente non chiamando più, e perciò  non so  se si è rivolto a qualcun altro per portare a termine le sue cattive intenzioni, spero comunque di averne attutito la forza d’urto iniziale.