L’uomo pensava, e diceva, di avere il cervello ‘ad imbuto’. Quindi si era abituato a rifiutare l’eccesso di contenuti che qualche volta qualcuno avrebbe preteso di sottoporgli. Naturalmente, era  lui a stabilire in che cosa consistesse l’eccesso, per tutti gli aspetti della sua vita. Era cresciuto senza troppi problemi, i genitori provvedevano a tutto ciò che gli poteva servire. Nel senso che erano stati in grado di procurargli una vita normale, come affetti, come oggetti, per lo studio. Insomma, da bimbo, Cirillo era un piccolo principe. Non viziato, ma accontentato nell’ambito delle  esigenze ragionevoli che manifestava.  Da  bambino normale, Cirillo ogni tanto combinava qualche piccolo guaio, come tutti i bambini. Ma nel complesso studiava, aiutava la mamma ad accudire la sorellina più piccola, ubbidiva a quella più grande, era affettuoso col padre, con tutti i parenti e gli amici dei genitori che gli era dato di frequentare. Un bambino servizievole, nel senso buono del termine. Nessuno aveva capito che Cirillo catalogava, osservava, giudicava, e cercava di sottrarsi con determinazione a quelle incombenze che non gli piacevano. Se diceva ‘no’, lo faceva con modi appropriati, senza urtare nessuno, e passava per uno che aveva un gran buon carattere, pacifico, allegro. Cirillo non litigava, se del caso sapeva subire, era angelico. Il sistema per poterci riuscire era quello del cervello ad imbuto. Un imbuto che gli serviva da filtro; con quel sistema Cirillo non si stressava mai troppo, non si emozionava e non lavorava oltre il limite da lui deciso. In fondo era un piccolo saggio: la prima forma di riguardo la si deve a se stessi. E’una formula che aiuta a vivere bene, e che tante persone si affannano a cercare di afferrare, spesso in senso egoistico e limitativo.  Crescendo, Cirillo aveva dovuto ampliare il proprio guscio, rapportarsi a compagni molto diversi da lui, e con le ragazze. Con le sorelle Cirillo non aveva mai avuto problemi, ubbidiva a quella grande, proteggeva la piccola. Nel suo intimo non le considerava vere persone, erano donne. Cioè limitate, devolute al servizio dell’uomo. Non per colpa loro, poverette; erano fatte così. Deboli, con le mestruazioni, con un cervello talmente ad imbuto da non recepire il vero senso dell’esistenza. Non potevano. Così era stata sua madre, gran brava persona, al servizio totale della famiglia, del padre, dei figli. Per Cirillo le donne dovevano ricalcare il modello materno. E se riuscivano nella carriera, meglio. Purché fosse ben chiaro che la ‘direzione’ rimaneva al compagno, al marito, al padre, al fratello. Cirillo non si poneva nemmeno la questione se le donne  gradissero essere sottoposte ad un uomo. Per lo meno, non doveva succedere in casa. Egli aveva ubbidito alla sorella maggiore perché gli conveniva. In realtà la compativa: in quanto donna era destinata ad uscire dalle mura della casa di origine per consegnarsi ad un uomo. E se fosse rimasta sola, Cirillo, col tempo, crescendo, l’avrebbe protetta, diretta. Era suo diritto e dovere. Alla madre pensava suo padre, e la sorellina minore pendeva dalle sue labbra. Tutto bene. Con le altre, le ragazze, il cervello ad imbuto serviva a Cirillo per non innamorarsi. Mai. Cirillo sapeva a che scopo son state create le donne, quindi con le ragazze bisognava soprattutto essere bravi a letto, soggiogarle col sesso. E Cirillo era un maschio eccezionale. Potente e durevole. Nel tempo, Cirillo conosce una ragazza che promette bene. Una tipa brava nel suo lavoro, che le rende parecchio. Né bella né brutta; un ottimo investimento per lui, che, sponsorizzandola, avrebbe messo a profitto i guadagni di lei. Cirillo aveva un  lavoro, e ci si applicava, nel giusto. Non aveva voluto padroni e sceglieva i propri clienti con lungimiranza. Era lento, ma molto preciso e molto richiesto. Tutto bene, il cervello ad imbuto lo aveva sempre aiutato a mantenersi calmo e sereno. Fino alla crepa, imprevista. La moglie-investimento aveva  manifestato un certo caratterino, ma Cirillo la compativa: sciocchezze. Egli aveva ben chiaro quando tirare le redini, come accontentare la moglie dominandola a letto. E fra l’altro non la tradiva, mai. A che scopo? Procurarsi dei guai? Con l’avanzare degli anni Cirillo a letto era divenuto meno potente, e la moglie cominciava a irritarsi. Cirillo aveva tentato di farle capire che stava esagerando, si era anche aiutato con le pilloline, gli pareva che potesse bastare, ma lei aveva qualche anno di meno e molti, moltissimi soldi, guadagnati da lei, quindi suoi…aveva un cervello ad imbuto, non voleva accettare, capire, non ascoltava ragioni. Due cervelli, due imbuti. Due persone che insieme avevano  prodotto cose e case, anche figli, e fra cui l’unico vero trait-d’union era costituito dal sesso. Dopo il primo periodo di infatuazione, due estranei, soci in affari, senza  amore, senza emozioni. Ciascuno dei due aveva adoperato il proprio cervello ad imbuto per riempire bottiglie rimaste vuote. Da lì, la rottura. Imprevista. Cirillo si era trovato costretto ad affrontare il dilemma: il suo imbuto l’aveva tradito? Era insufficiente? Oppure era lui ad avere sbagliato concependo la vita ad imbuto; quindi, senza nemmeno capirlo, accostando persone ad imbuto, così come lui? Cirillo aveva incollato i suoi cocci e in un primo tempo aveva continuato a comportarsi ad imbuto. Un imbuto ben mascherato, più corazzato di quello che aveva scoperto in sua moglie, e, ripensandoci, in qualcun altro. La lezione doveva servirgli per accostare persone a botta sicura,  che ‘imbutassero’ nella stessa bottiglia, la sua, solo sua. In un secondo momento Cirillo era riuscito ad intuire  che il cervello ad imbuto, come per tutti coloro che lo possiedono, a ben guardare somiglia ad un cappello di carnevale, con la base sopra la testa ed il tubo otturato. Un’intuizione, intermittente, derivata dalla constatazione che, con pregi e difetti, esistono altre tipologie di cervello, non necessariamente ad imbuto, con indiscutibili pregi e altrettanti difetti. L’intuizione-attrazione verso il diverso da sé sarebbe durata? Cirillo catalogava, osservava; da persona prudente, abitudinaria, disincantata, non sapeva cosa augurarsi. Il finale? Eeehhh….